Freud,
in Il disagio della civiltà, afferma che le società umane hanno dovuto
regolamentare gli istinti e le pulsioni, al fine di arginare le ondate
travolgenti degli eccessi emozionali che, per molto tempo lungo il cammino
dell’evoluzione, sono stati liberi di manifestarsi.
Nonostante
le società odierne abbiano un’organizzazione forte in termini di leggi e regole
da rispettare, spesso l’impulsività sopraffà la ragione. Notizie di drammi
familiari, di litigi violenti, danno la misura di quanto gli individui, sebbene
vivano in una società il cui sistema giuridico regolamenta e punisce l’uso
della violenza, possano “perdere la ragione” e agire in preda a livelli
estremamente intensi di rabbia e di odio. Senza, tuttavia, dover fare
riferimento a simili eclatanti episodi, ognuno di noi, nella propria
quotidianità, può forse trovare esempi di esperienze personali in cui la
capacità di pensare e riflettere perde forza. Pensiamo a tutte le volte in cui,
di fronte ad un problema, vediamo tutto nero, sentendoci incapaci di reagire e
trovare delle soluzioni.
In queste situazioni, siamo in contatto con vissuti emotivi spiacevoli e facciamo i conti con un senso di impotenza rispetto alla possibilità di modificare una situazione o uno stato d’animo. Dal punto di vista neurobiologico, sono attivi i circuiti sottocorticali, di conseguenza non abbiamo pieno accesso al pensiero e al ragionamento. Per quanto riguarda il nostro comportamento, tendiamo ad agire in maniera impulsiva e, comunque, come non faremmo in momenti di maggiore razionalità. In altre parole, andiamo incontro ad uno stato di disregolazione che si manifesta attraverso il dominio di emozioni negative intense che tendono a durare a lungo.
In queste situazioni, siamo in contatto con vissuti emotivi spiacevoli e facciamo i conti con un senso di impotenza rispetto alla possibilità di modificare una situazione o uno stato d’animo. Dal punto di vista neurobiologico, sono attivi i circuiti sottocorticali, di conseguenza non abbiamo pieno accesso al pensiero e al ragionamento. Per quanto riguarda il nostro comportamento, tendiamo ad agire in maniera impulsiva e, comunque, come non faremmo in momenti di maggiore razionalità. In altre parole, andiamo incontro ad uno stato di disregolazione che si manifesta attraverso il dominio di emozioni negative intense che tendono a durare a lungo.
In simili
momenti, abbiamo molte opzioni a disposizione per regolare il nostro mondo interno, alcune
funzionali e utili a ristabilire uno stato di equilibrio, altre improduttive e
perfino dannose.
Nel quinto capitolo del libro spiego il ruolo che il pensiero e la riflessione ricoprono
nella regolazione emotiva, un processo che consiste nel modulare in modo
flessibile gli stati emotivi sia in un contesto interpersonale che in una
dimensione soggettiva, in modo tale minimizzare le sensazioni spiacevoli e
amplificare quelle positive. Faccio, inoltre, riferimento all’importanza di
coltivare, nei momenti di difficoltà e di fronte agli ostacoli, il contatto con
le “cose buone” che c’appartengono.
Mostro,
infine, quali sono le strategie che quotidianamente tendiamo ad utilizzare,
spesso inconsapevolmente, per cercare di mantenerci in equilibrio o per cercare
di non stare troppo male.
Il
capitolo comprende un approfondimento sul modello di regolazione emotiva più
usato in questo settore di studi, elaborato dallo psicologo dallo psicologo
James Gross.